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Clock ai tornei, favorevoli o contrari?

 

In seguito alle strutture sempre più aggressive alle quali ci siamo abituati negli ultimi anni, l’impiego del tempo è diventato un problema di non poco conto.

C’è chi ne utilizza una quantità esagerata e chi, al contrario, è abituato a prendere “quick decision”, decisioni veloci, scaturite da ragionamenti lampo.

È certamente una questione di attitudine mentale nella maggior parte dei casi, ma a chi non è capitato di avere a che fare coi “rallentatori” seriali? Con quelli che, per chissà quale motivo, trovano giovamento nel fare innervosire il tavolo, ottenendo, spesso e volentieri, solo il risultato opposto, quello di creare dinamiche che lo penalizzino.

A parte i tornei di lunga durata e strutture super performanti, e visto che state leggendo l’articolo sul sito dell’Imperium Room saprete di cosa stiamo parlando, i famosi MTT turbo non permettono meccaniche di perdita di tempo superiori alla media.

Calcolando che, fatta salva la bravura del dealer, mani particolari e la stessa velocità dei giocatori, di media vengono giocate dalle 22/23 alle 30 mani per ogni ora di gioco, pensate a quei tornei in cui la struttura prevede livelli sotto i 30 minuti.

Spesso non si completerà la famosa “orbita” e se i giocatori non sono consapevoli di questo, si rischia di affidarsi esclusivamente alla casualità.

È giusto quindi utilizzare il “clock” per rendere oggettivo il conto del tempo utilizzato da ogni giocatore?

L’istinto del giocatore che ha a cuore la giocabilità del torneo e, soprattutto ha skill superiori alla media, per cui ha tutto l’interesse di giocare il numero più alto possibile di mani, sarà certamente quello di rispondere “sì, è giusto affidarsi al clock”.

Ma non è sempre così.

La bellezza del poker, e comunque una delle sue maggiori caratteristiche di successo, è quella componente aggregante che fa dello stare insieme, soprattutto per ciò che riguarda il poker live, l’ingrediente che ancora oggi riempie le poker room più accoglienti di tutto il mondo.

Ciò significa che forzare un giocatore che ha la semplice pretesa di passare qualche ora in compagnia senza dover pensare essenzialmente a dover occupare il gradino più alto del podio, a rimanere appeso ad un cronometro che scorre come una mannaia, non è molto edificante.

Quale potrebbe essere una via di mezzo? Forse esclusivamente quel sano e vecchio buon senso al quale tutti noi facciamo appello quando si tratta di non farci incalzare da regole troppo stringenti.

Utilizziamolo al tavolo!

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