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La three-bet negli small stakes: come e quando farla

Nei tornei e nelle partite cash small stakes, gran parte dei giocatori condivide lo stesso leak: la passività. Il modo migliore per avvantaggiarsi dell’atteggiamento remissivo degli avversari è aggredire, in maniera ragionata s’intende.

Tra le mosse a disposizione nell’arsenale di un buon giocatore di poker, la three-bet è senza dubbio un modo per mettere pressione. Vediamo insieme alcuni scenari nei quali non solo è giusto farla, è doveroso.

Da early position contro un’apertura da early

Quando un giocatore apre il gioco da early position, il “manuale” ci dice che dovrebbe avere una mano molto forte. Se da early position ci troviamo con mani come Q-Q e A-K, potremmo essere tentati di fare solo flat call, per paura che qualcuno dopo di noi abbia una mano più forte o che lo stesso open-raise possa piazzare una four-bet.

In realtà, scegliendo la three-bet invece del call, mandiamo un messaggio molto forte al resto del tavolo, che difficilmente si farà coinvolgere nel piatto a meno di avere KK+ (disperati e player decisamente scarsi a parte).

In uno scenario del genere, la three-bet ci consentirà di chiudere il piatto direttamente nella fase pre-flop.

Da big blind contro un’apertura da early

Il concetto di cui sopra qui è ancora più pronunciato. Piazzando una three-bet da grande buio, contro un range percepito già tight, il nostro di range percepito sarà incredibilmente forte, di solito qualcosa come QQ+ e AK. Perciò, un avversario sensato potrebbe persino foldare JJ, se non riceve un buon prezzo per giocare per set mining.

Ecco perché nel range di three-bet da big contro apertura da early, in queste partite small stakes, dovreste includere anche qualche bluff. Difficilmente l’avversario chiamerà, dopo la vostra dimostrazione di forza.

Il fatto che il vostro range sia polarizzato vi permette di controrilanciare con mani che non giocano molto bene post-flop in situazioni deep-stack, come K-9 e Q-9. In situazione di short, meglio mani come A-9 suited o A-T off, che hanno dei blocker.

Da big blind contro un’apertura da late

A differenza dei primi due scenari, i range di four-bet qui sono più ampi e i giocatori non vogliono certo bruciarsi una buona mano quando il call è un ottimo compromesso tra rischio e ricompensa.

Da big blind, fare call è un problema perché permette all’open raiser di giocare il suo range ampio in maniera profittevole dopo il flop, lasciandogli l’iniziativa e permettendogli di trasformare il suo ipotetico piccolo errore (aprendo troppo spesso da bottone) in spot post-flop molto succosi (per lui).

La soluzione è mettersi in three-bet/fold con mani tutt’altro che forti come A-9 suited, e in three-bet/call con mani più carine come K-Q suited, specialmente se vi aspettate una four-bet più spesso da mani come A-T offsuited e coppie basse.

Da big blind contro un’apertura da small

Un ultimo spot dove spesso si fanno meno three-bet di quanto sia corretto fare è in situazione big vs small blind che apre rilanciando. 

Qui, tra l’altro, avrete il vantaggio della posizione durante tutta la mano. L’opener da small blind potrebbe avere anche un range più forte di un’eventuale opener da late, perché non ha sfruttato l’opportunità di fare solo call.

Nonostante il range sia forte, rimane ancora abbastanza ampio (e quindi debole) da contenere parecchi raise-fold.

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