Le classifiche dei torneisti: quanto sono corrette?
I sistemi di rilevazione delle vincite dei giocatori che frequentano i tour live più importanti del mondo, sono sempre stati oggetto delle critiche più svariate da parte di osservatori, appassionati e, soprattutto, diretti interessati. Con l’esplosione dei tornei high roller la situazione va rivalutata.
Non esiste un parametro oggettivo
Il lettore più attento sa che le varie graduatorie che fanno capo ai giocatori che dovrebbero essere i più vincenti del pianeta, sa anche che esse stesse sono passate sotto la lente d’ingrandimento degli addetti ai lavori e non hanno mai passato l’esame della perfezione rispetto ai parametri utilizzati per quantificare i guadagni monetari di ogni giocatore.
Va da sè che la prima cosa sulla quale ci si deve mettere d’accordo è proprio il parametro stesso, visto che non è detto che un giocatore che vince tanti soldi, sia un giocatore più bravo di uno che vince di meno.
Diciamo che la natura stessa dei tornei ci porta a pensare che non è poi così semplice trovarne uno che possa accontentare tutti, per cui, seppur non esente da falle, il conteggio economico è quello che, almeno nel lungo termine, dovrebbe permettere di stilare al meglio una graduatoria di questo tipo.
I costi
Premessa questa circostanza che non può non essere presa in esame, un altro vistoso procedimento del quale una classifica monetaria non prende in considerazione per tutta una serie di difficoltà, chiamiamole logistiche, è il numero dei tornei disputati e non portati a termine in maniera positiva.
Ci riferiamo, anche in questo caso, a tutti quei costi di iscrizione che tali classifiche non tengono conto su base monetaria. Appare abbastanza palese che a fronte di una cifra X vinta nel periodo Y, non può essere la stessa se prendessimo in considerazione la cifra Z che equivale al totale speso per tutti i tornei disputati.
Una classifica più corretta dovrebbe venire fuori dalla sottrazione X-Z, ma siamo tutti d’accordo che ciò non potrà mai accadere, poiché è impossibile tenere una raccolta delle iscrizioni effettuate in tutte le poker room del mondo da ogni giocatore.
E non vogliamo parlare dei costi per spostamenti, alloggio e spese varie per non aprire un nuovo mondo.
Gli High Roller
A rompere le scatole si sono messi anche i tornei ad altissimo Buy In, o se preferite, gli High Roller e Super High Roller, quei tornei che propongono una spesa oceanica ma che di oceanico non hanno certamente il field.
I montepremi di tali tornei saranno quindi mastodontici, ma verranno originati da un ristretto numero di giocatori: vi ricorderete i vari One Drop e le recenti kermesse organizzate da Paul Puha, le Triton Series che richiamano l’attenzione di facoltosi miliardiari da ogni angolo del pianeta e dei giocatori avvezzi a investire somme che in pochi possono permettersi.
Con la contestuale diminuzione dei tornei a Buy In medio, pensate ai costi di iscrizione superiori a €1.000, ma inferiori a €10.000 ( stiamo dando noi delle cifre senza avere dei validi appigli oggettivi ) buona parte dei tornei che si giocano in questi ultimi anni, sono di medio basse e basse cifre di iscrizione, oppure fanno capo ai sopra citati high roller che, inseriti nel contesto del quale stiamo scrivendo, rendono ancora meno verificabili le classifiche sui siti di riferimento.
Nella foto Bryn Kenney, secondo Hendon Mob, l’uomo più vincente della storia del poker