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Poco margine ma le tecniche per provare a vincere esistono

Con l’affievolirsi dei numeri ai quali siamo stati abituati per parecchi anni, le dinamiche pokeristiche si sono spostate molto più verso la qualità, che verso la quantità. Lo staking e il coaching sono due di queste.

Nuove necessità

Il passaggio da fenomeno sociale che aveva scosso tutti gli appassionati di poker a progressivo rallentamento di numeri e forza pulsante, ha cambiato e non di poco le necessità dei giocatori, trovatisi quasi d’improvviso a dover affrontare un field non più oceanico e molto più preparato.

Ebbene sì, tale dinamica, che si può toccare con mano soprattutto per quanto riguarda il poker online, si è formata all’indomani dell’indurimento del field, a seguito del quale, soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese, è nata la necessità di sopravvivere alle nuove tecniche. 

Diventando sempre più giovane, aggressivo da una parte e necessariamente più difficile dall’altra, il poker si è fatto terreno di conquista per i più forti tra i forti, facendo arrendere con tanti saluti buona parte dei giocatori occasionali che, nel periodo d’oro, sopravvivevano sgraffignando il recuperabile… 

Ma come?

Ed ecco che il margine di cui poter usufruire per i nostri tornei, le nostre sessioni di cash game e i nostri Hyper Short Handed, è diventato via via sempre meno sostanzioso, tanto che la selezione è diventata quasi naturale: chi ha voglia di mettere le sue terga sulla sedia della scrivania e mettersi a studiare con una certa frequenza e serietà, rimarrà in sella; gli altri, no. 

La proliferazione di tecniche di studio sempre più aggiornate e finalizzate alla conquista di una percentuale di quel margine residuo rispetto rispetto agli anni che furono, ha reso necessari dei cambiamenti anche per staking e coaching.

Lo stesso coaching sembrerebbe pratica quanto meno datata, o almeno lo è se pensiamo a quello tradizionale in cui si incontra la domanda di un giocatore che vuole imparare e l’offerta del coach. 

Staking/Coaching

Adesso sembrano prevalere nuove formule, come lo staking/coaching, un incontro di interessi tra un giocatore, magari non totalmente acerbo, che decide di percepire una somma di denaro che utilizzerà per giocare a poker (nella stragrande maggioranza dei casi, online) in cambio di una percentuale sul profitto che riconoscerà al proprio finanziatore.

Il finanziatore, aggiungiamo, è spesso qualcuno che riconosce nel proprio allievo delle qualità che altri giocatori non hanno ed è quindi molto interessato alla sua crescita, a prescindere dall’accordo monetario che i due hanno raggiunto. 

Pic courtesy Neil Stoddart

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