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Tre miti da sfatare nei tornei di poker

Se c’è un gioco in cui il metagame è in costante evoluzione, e ciò che vale oggi potrebbe non essere più così efficace domani, be’ quello è senza dubbio il poker. Eppure ci sono dei concetti talmente radicati da essere diventati ormai scontati, per molti giocatori.

Soprattutto nei tornei di poker, dove in particolare esistono tre miti che ancora resistono, nonostante probabilmente fossero validi quando ancora non avevano inventato le telecamere sotto alle hole cards…

Per essere aggressivi bisogna avere uno stack grosso

Molti giocatori pensano che per applicare la tanto decantata pressione nei confronti degli avversari occorra avere per forza uno stack grosso, che di solito viene identificato come il “capitano del tavolo” e amenità del genere.

Prima di tutto ogni mano fa storia a sé. Il poker non è una partita di calcio, dove ci si prepara anzitempo un piano di battaglia da eseguire poi sul campo. Nel poker si ricevono due carte, si gioca la mano al meglio delle proprie possibilità, e si ricomincia da capo.

Per esempio, siamo vicini alla bolla del torneo. Il big stack al tavolo rilancia praticamente ogni mano. Noi abbiamo 15-20 big blind, che facciamo? Foldiamo sempre e lo lasciamo ‘bullare’ il tavolo? O attacchiamo i suoi rilanci con qualche 3-bet in shove? Chiaramente la seconda opzione è la migliore.

Se ho uno short-stack sono per forza committed

Ci sono situazioni in cui è corretto andare all-in con una mano spazzatura e gli ultimi 10 grandi bui, e altre in cui con lo stesso stack è giusto foldare una mano abbastanza forte come una pocket pair di 7. Il fatto è che, come sempre nel poker, la parola chiave è una sola: dipende.

In generale, quando siamo short (diciamo meno di 15 big blind) e non abbiamo una mano monster (con cui dovrebbe essere semplice capire cosa fare!), prima di investire le ultime chip dobbiamo poter contare su almeno una di queste due cose: fold equity o tanta dead money nel piatto.

Per quanto riguarda la fold equity, probabilmente se andiamo all-in per 15 grandi bui contro un giocatore che ne ha dieci volte tanto verremo chiamati; se lo facciamo contro uno stack di 20-25, la situazione cambia notevolmente. Allo stesso modo, andare all-in da big blind con 5-5 dopo un raise d’apertura e tre call ci permette di contare su parecchia dead money, che non esisterebbe se lo shove lo facessimo contro un solo giocatore.

Non posso difendere il grande buio se ne ho meno di 10

L’ultimo mito, forse il più resistente di tutti. Molte persone pensano di non poter chiamare un rilancio con uno stack piccolo, perché “tanto vale andare all-in o foldare prima del flop”.

Oggi, i raise d’apertura sono molto più piccoli rispetto al passato (tipicamente da 2x a 2,5x), perciò se siamo sul big blind e affrontiamo un mini-raise d’apertura, ci serve circa il 20% di equity per poter continuare – e la maggior parte delle starting hand ha almeno il 30% contro quasi tutti i range d’apertura.

Vero, su molti flop dovremo comunque foldare e non realizzeremo tutta quell’equity, ma sicuramente abbastanza da giustificare una difesa del grande buio con mani giocabili.

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