Violazione del copyright, gli streamer di poker temono per i loro canali Twitch
Nell’ultima settimana, decine di migliaia di streamer hanno cominciato a tremare di fronte alla possibilità che il loro canale Twitch venisse improvvisamente e irrimediabilmente chiuso, e tra questi anche parecchi streamer di poker.
Il problema nasce da un’abitudine, molto diffusa tra gli streamer: quella di inserire un sottofondo musicale durante le dirette. Il fatto è che nella stragrande maggioranza dei casi, la musica e le canzoni utilizzate sono protette dal copyright.
Il Digital Millennium Copyright Act
La questione è in realtà piuttosto semplice e chiara, come sa chiunque possegga un’attività o un esercizio commerciale: per poter diffondere musica nel proprio locale, occorre pagare i diritti. Altrimenti si viola, per l’appunto, la legge sul copyright.
Come detto, la questione tocca anche molti streamer di poker, alcuni dei quali piuttosto famosi, come ad esempio Ben ‘Spraggy’ Spragg:
“Ho scaricato migliaia di mie clip di Twitch oggi”, si legge sul suo profilo Twitter. “Fatto questo, preserverò la storia del mio canale, tutte le clip, i VOD e gli highlight verranno cancellati dalla faccia del pianeta per assicurarci di non infrangere il DMCA (Digital Millennium Copyright Act, una legge americana ndr). Un peccato, ma è necessario farlo”.
Il rischio? Il ban permanente del canale
‘Spraggy’ è solo uno degli streamer di punta che rischiano di vedersi bannato permanentemente il canale, dopo che il mese scorso il poker era diventato il genere più visto su Twitch per la prima volta in assoluto.
D’altra parte, anche Twitch deve sottostare al DMCA, e recentemente ha mandato valanghe di email agli streamer, avvisandoli del rischio del ban permanente, qualora il loro canale fosse stato trovato in difetto rispetto alla legge sul copyright.
Nonostante il suo successo planetario (con annessi introiti multimiliardari), Twitch non ha ancora implementato alcuna opzione per permettere agli streamer di pagare in qualche modo la musica protetta da copyright.
Da qui, la scelta scontata di obbligare gli streamer a cancellare i contenuti incriminati.